Doveva accadere, prima o poi.
Il profondo rosso del 2023 alla voce eventi naturali e le alluvioni tosco-emiliane hanno scosso i sismometri politici facendo passare l’Italia dai cerotti statali alle cure assicurative. Entro il 31 dicembre 2024 tutte le aziende dovranno sottoscrivere una polizza assicurativa a copertura dei danni provocati da eventi catastrofali, ecco l’arrembante Legge di Bilancio 2024 (articolo 1, commi 101-112), Salgari levati proprio.
Dove porterà, non so. Ma durerà? Credo di sì. Un altro ottimo passo verso la consapevolezza assicurativa? Sicuramente, ma anche un astuto meccanismo per trasferire i rischi dai conti pubblici a quelli assicurativi, che la volatilità la maneggiano tutti i giorni (“bene”? sicuramente “meglio”) e che accelereranno la velocità di liquidazione passando da modalità Brontosauro a quella Velociraptor, ROAR!
È tempo di vendemmia per il mercato assicurativo! Alle compagnie l’inebriante obbligo a contrarre; saranno contenti in tanti, anche se non tutti festeggeranno l’occasione con un buon calice per via di quel piccolo e ingombrante escamotage della tutela del Risk Appetite Framework. Chi vuole cogliere il frutto deve salire sull’albero, ma è vero che bisogna aver appetito, appunto. Si può dunque fare a meno di questo obbligo? E chi non lo rispetta, che fine fa? Continuo a non trovare la parola ‘sanzione’ tra i commi della norma… Ivass? Che si fa?
Tornando a noi, l’obbligatorietà è inevitabile per aumentare la numerosità dei rischi assicurati e diversificare maggiormente, abbassando la volatilità relativa e consentendo una minore rischiosità. Tradotto al popolo: l’obbligo permette premi più bassi. Ottima manovra.
La catastrofe, appunto, la si avverte aprendo i social e leggendo di lobby e arguti disegni per scaricare sulle compagnie assicurative danni certi anziché risanare un territorio fragile e costantemente bisognoso di manutenzione, come il nostro.
La verità, come sempre, sta nel mezzo: è vero che viviamo in un Paese paradosso di meraviglia e vulnerabilità, diversificato ed esile, sempre più colpito da sismi, alluvioni, frane, inondazioni e esondazioni, ogni giorno più difficili da contenere e ogni anno più intense, ma è altrettanto vero che un aiuto verrà sempre dato dallo Stato, a chi ne avrà bisogno, o almeno a chi se lo merita (citazione per pochi, come i 5 miliardi di euro di dote messi a disposizione dallo Stato a Sace per supportare la manovra).
Lo Stato è distratto, ma non stupido. Sarebbe insensato ridurre gli investimenti per le infrastrutture e la manutenzione: l’aumento vertiginoso dei costi (e dunque dei premi) sarebbe dietro l’angolo e le compagnie sfrutteranno anzitempo quel geniale e prospettico alibi di ferro del – già citato – Risk Appetite Framework per non assumere più sottoscrizioni, portando lo Stato ad una indiretta maggiore esposizione. Una catastrofe da applausi.
Propongo, in ultima battuta, un esercizio pricing: a sinistra i premi mutualistici, a destra solidaristici. Bella differenza.
È chiaro a tutti che un prezzo mutualistico è insostenibile soprattutto nelle province con rischio elevato e storicità “importante” (Avellino/L’Aquila con premi medi anno tra i 6.000€ e i 4.500€).
Reputo l’unica strada percorribile quella della solidarietà, con l’autorità di vigilanza (IVASS) impegnata a definire e condividere un intervallo di tassi territoriali che consenta la determinazione di premi assicurativi variabili all’interno di tale range, armonizzando le diverse esigenze delle compagnie e degli assicurati, al fine di garantire l’equilibrio del sistema.
Un calice di presunzione o un fiasco di rassegnazione? Con cosa brinderemo?
Copyright © 2023 For Asterisco. Allrights Reserved.