Assicurazioni sospese a Napoli, come ‘o cafè. In realtà, neanche “sospese sospese”, ma proprio non sottoscritte. L’avrete già sentita, ma ve la racconto di nuovo. Da un lato, le assicurazioni con i loro premi sempre più alti; dall’altro, i napoletani con i fantasiosi stratagemmi e la ben rodata arte dell’arrangiarsi. Din din din! Inizia il match. L’ultima trovata geniale: le targhe polacche. Per chi se lo stesse chiedendo la ricetta è la medesima, un pizzico rivisitata, delle targhe bulgare: prendete un veicolo italiano – vostro o no, non fa differenza – radiatelo amministrativamente e reimmatricolatelo in Polonia presso una società (fittizia?); attendete una quindicina di giorni lavorativi e sfornerete: targa, libretto e un contratto di noleggio con la neo-società proprietaria. La ciliegina sulla torta è l’assicurazione RCA, Made in Poland, con premio flat di 300€: no scatti bonus-malus, no pignoramenti, no revisioni o fermi amministrativi, e nessuna informazione sui registri automobilistici polacchi. Sta senza pensier’.
Se vi piacciono i numeri, nella sola area di Napoli sono 35.000 i veicoli registrati con targa estera (figurati i non registrati…) classificando Napoli al primo posto in Europa per città con il maggior numero di veicoli targati stranieri. Altra statistica: di tutti i veicoli circolanti a Napoli, ben il 14,7% non hanno polizza RCA (quasi 218.000 veicoli, per rendervi conto è l’intera Islanda). È normale tutto questo? Beh, la normalità è spesso una questione di numeri.
E la legge cosa dice? Certo, dove o’ casc’ ‘e moto non è un obbligo, i dogmi rimangono un debole tentativo di far giustizia, anche se – in vero – l’articolo 93-bis comma 2 del Codice della Strada parla chiaro: chi circola in Italia con un veicolo immatricolato all’estero ha l’obbligo di iscrivere il veicolo al Registro dei Veicoli Esteri (REVE) entro 30 giorni dall’inizio dell’utilizzo e a registrarlo entro 60 giorni. Se circola abitualmente l’iscrizione non basta, in quanto sarebbe negozio in frode alla legge, dunque nullo (art. 1344 Codice Civile). Ma attenzione spettatori del match, nonostante il nuovo DDL preveda una copertura “conforme alle norme italiane”, nulla di preciso viene detto sull’assicurazione obbligatoria RCA. Che colpo! E – aggiungo io – i controlli per le targhe straniere richiedono tempi biblici. Gancio destro e K.O. tecnico.
Questo il piatto consigliato dallo chef, tema ardente e al dente. Ma pensiamoci un attimo, cari attuari, e sediamoci dall’altra parte del tavolo: cos’è più folle davvero? Pagare 1.500€ di assicurazione annuale o “regalare” un motorino, noleggiarlo e sottoscrivere un’assicurazione “flat”, vita natural durante? È una provocazione, certo, ma un sistema troppo ingiusto finisce per spingere i cittadini ad adottare metodi altrettanto ingiusti nel tentativo di ristabilirne gli equilibri, come insegna l’ultimo Batman di Nolan. Con “sistema troppo ingiusto” non intendo la legge Dent, ovvio, ma far pagare cifre folli per un’assicurazione RCA Moto a Napoli. Lo sappiamo tutti: il premio è alto per evitare frodi e costi rigonfiati dalle carrozzàrie, ma un cittadino napoletano è prima di tutto un cittadino italiano e se non fa incidenti perché dovrebbe pagare così tanto di più degli altri italiani? Pensateci un attimo.
Guardando i dati di mercato – che difficilmente includono i tardivi – è confermata una frequenza e un costo medio molto maggiori, ma che non giustificano premi a 3 zeri.
L’ho notato prima che vi piacciono i numeri, eccovene allora altri: in Campania il 50,8% dei sinistri è esposti a rischio frode, nel resto d’Italia il 23,8%; l’incidenza dei sinistri in contenzioso raggiunge valori fino a 10 volte superiori rispetto a tutte le altre regioni. In aggiunta, nella provincia di Napoli, il 10% dei sinistri vengono denunciati a oltre un anno dal loro accadimento, nel resto di Italia la percentuale non supera il 3%. Ditemi voi. Ah, se lo strumento assicurativo fosse usato nel modo corretto (da tutti)…
Le assicurazioni conoscono le innumerevoli pratiche illecite dei napoletani e ne diffidano, evitandole via premio; i napoletani “meritevoli” trovano stratagemmi con le targhe polacche per non spendere una follia e l’antiselezione cresce a dismisura, scaricando tutto il fabbisogno assicurativo sui – sempre meno – napoletani onesti, i quali al 50% selezionano anche black box per abbassare il premio. Come dicono da me: “ogni sciur lustra el su balcun” soprattutto quando di mezzo ci sono i danè.
Ma quindi che si fa? Ecco una serie di alternative “forti” per giocare un po’ insieme.
La prima è di non permettere di differenziare in base al territorio (come già avviene per il sesso) o perlomeno limitarne la variabilità a delle soglie. Lo so, lo so, è evidente che il rischio sia diverso, ma la zona geografica è solo una delle tante variabili di personalizzazione e la variabile risposta verrebbe spiegata da altre variabili. Il vostro modello tariffario sopperirebbe a questa mancanza? Il mio all’89%, ma “limitandola” al 96%.
La seconda, più forte, quella di far pagare un premio medio identico a tutti i napoletani copiando, di fatto, quei gran geni dei polacchi. Volete la parola magica? Eccola: “forfait”. Precisamente pari a 539€ all’anno, a tutti; ogni anno verrà poi adeguato. Sì, tanto bello quanto infattibile.
Stiamo fantasticando troppo, lo sappiamo tutti che i premi non cambieranno. Alzi la mano chi lo applicherebbe, uscire sul mercato senza variabili territoriali: per cuori forti (e portafogli robusti), a meno che la direttiva venga dall’alto.
Eliminare le targhe estere? Ci ho pensato, ma sarebbe un’ulteriore toppa ad un problema; poi i veri polacchi che fanno? E gli altri stranieri? Beh, questo è quanto. Avete altre soluzioni per evitare questi problemi? Pensieri? E ricordatevi che.. A brigante, brigante e mezzo.
Alla prossima!
Ah, caspita, non abbiamo ancora parlato di cosa succede in caso di sinistro con targa partenopolacca? Beh, te la pigli nel c**o. I tempi di risarcimento con le targhe straniere sono estremamente lunghi, anche di anni. Viene in soccorso (non sempre) il FGVS a cui le targhe straniere non danno però alcun contributo e via un altro cinema, che gonfia i premi di tutti gli altri cittadini. Ma questo signori è un altro capitolo, di cui parleremo – forse – un’altra volta.